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50 rosmunda
cosí la macchia cancellar soltanto

potevi omai. Di speme or sí che un raggio
a me balena, or che Ildovaldo sciolto
sta in armi in campo. Ah! men turbata vita
t’accordi il cielo...
Rosm.   A orribil vita io resto,
qual sia l’evento. Del dolor mio godi;
giá mi allegrai del tuo: godi, finch’io
non tel vieto... Ma forse... Al ciel quai voti
porgo?... Nol so... So, che finor son tutti
di sangue i voti miei; né sangue io veggo,
che ad appagarmi basti... Altri fia lieto,
dov’io misera sono? — Or or vedrassi...
Ma, chi s’appressa?
Romil.   Un lieve stuolo in armi...
Ildovaldo gli è duce. Oh gioja...


SCENA QUARTA

Romilda, Ildovaldo, Rosmunda, Seguaci d’Ildovaldo.

Romil.   Ah! vieni;

di’; vincesti? son tua?
Rosm.   Ciò ch’io t’imposi,
compiuto hai tu? quel traditore hai spento?
Ildov. Io? non è cosa ei dal mio brando. Invano
pugna in campo Almachilde: altri miei fidi
han di vincerlo incarco; e a ciò fien troppi.
Non a guerriera spada, a infame scure
è dovuto il suo capo. — A te, Romilda,
io sol pensai; sacro a te prima ho il brando.
Vieni; di queste abbominate soglie
ch’io pria ti tragga. Aprir sapremti strada
miei forti, ed io. Vien meco, or sei ben mia.
Rosm. T’arresta: ancor ben tua non è: t’arresta:
dartela debbo, io, di mia man. — Romilda,