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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Nerone, Seneca.

Seneca Signor del mondo, a te che manca?

Ner.   Pace.
Seneca L’avrai, se ad altri non la togli.
Ner.   Intera
l’avria Neron, se di abborrito nodo
stato non fosse a Ottavia avvinto mai.
Seneca Ma tu, de’ Giulj il successor, del loro
lustro e poter l’accrescitor saresti,
senza la man di Ottavia? Ella del soglio
la via t’aprí: pur quella Ottavia or langue
in duro ingiusto esiglio; ella, che priva
di te cosí, benché a rival superba
ti sappia in braccio, (ahi misera!) ancor t’ama.
Ner. Stromento giá di mia grandezza forse
ell’era: ma, stromento de’ miei danni
fatta era poscia; e tal pur troppo ancora
dopo il ripudio ell’è. La infida schiatta
della vil plebe osa dolersen? osa
pur mormorar del suo signor, dov’io
il signor sono? — Omai di Ottavia il nome,
non che a grido innalzar, non pure udrassi