Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/159

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atto quinto 153
sublime sforzo ora il tuo viver fia.

Massin. Viver senz’essa?... Ah! non son io da tanto...
Ma, ch’io salvarla in nessun modo?... Io voglio
vederla ancor, sola una volta.
Scip.   Ah! certo,
gli alti tuoi sensi a ridestarti in petto,
piú ch’io non vaglio, il suo parlar varratti. —
Eccola; starsi alla mia tenda appresso
vuol ella omai; d’Affrica intera agli occhi,
di Roma agli occhi, ogni dover suo crudo
ella compier disegna. Odila; seco
Scipion ti lascia: in ambo voi si affida
il tuo Scipion; ch’esser di lei men grande,
tu nol potresti.


SCENA QUARTA

Sofonisba, Scipione, Massinissa.

Sofon.   Ah! ferma il piede. Io vengo

a te, Scipione; e tu da me ti togli?
Scip. Sacro dover vuol che pomposo rogo
al morto re si appresti...
Sofon.   Almen, quí tosto
riedi; ten prego. Mia perpetua stanza
fia questa omai: quí d’aspettarti io giuro.


SCENA QUINTA

Sofonisba, Massinissa.

Massin. Perfida! ed anco all’inumano orgoglio

il tradimento aggiungi?
Sofon.   Il tradimento?
Massin. Il tradimento, sí: mentr’io mi appresto
a voi salvare, a morir io per voi,
a Scipio sveli il mio pensier tu stessa?