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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/176

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170 bruto primo
contra i tiranni, assentirestel voi?

Popolo Oh, di qual giusto alto furor tu infiammi
i nostri petti! — E che temiam, se tutti
vogliam lo stesso?
Collatino   Il nobil vostro sdegno,
l’impazíente fremer vostro, a vita
me richiamano appieno. Io, nulla dirvi
posso,... che il pianto... la voce... mi toglie...
Ma, per me parli il mio romano brando;
lo snudo io primo; e la guaína a terra
io ne scaglio per sempre. Ai re nel petto
giuro immergerti, o brando, o a me nel petto.
Primi a seguirmi, o voi, mariti e padri...
Ma, qual spettacol veggio!...1
Popolo   Oh vista atroce!
Della svenata donna, ecco nel foro...
Bruto Sí, Romani; affissate, (ove pur forza
sia tanta in voi) nella svenata donna
gli occhi affissate. Il muto egregio corpo,
la generosa orribil piaga, il puro
sacro suo sangue, ah! tutto grida a noi:
«Oggi, o tornarvi in libertade, o morti
cader dovrete. Altro non resta».
Popolo   Ah! tutti
liberi, sí, sarem noi tutti, o morti.
Bruto Bruto udite voi dunque. — In su l’esangue
alta innocente donna, il ferro stesso,
cui trasse ei giá dal morente suo fianco,
innalza or Bruto; e a Roma tutta ei giura
ciò ch’ei giurò giá pria sul moribondo
suo corpo stesso. — Infin che spada io cingo,
finché respiro io l’aure, in Roma il piede
mai non porrá Tarquinio nullo; io ’l giuro:
né di re mai l’abbominevol nome


  1. Nel fondo della scena si vede il corpo di Lucrezia portato e seguito da una gran moltitudine.