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atto terzo 189
Tito   Oh cielo!

che mai sará del padre?...
Tiberio   Oh giorno! Oh Roma!...
Mamil. — Né, perch’io meco or questo foglio arrechi,
crediate voi che al mio partir sia annesso
della congiura l’esito. Un mio fido
nascoso messo è giá di Roma uscito;
giá il tutto è omai noto a Tarquinio appieno.
Dalla vicina Etruria a lui giá molti
corrono in armi ad ajutarlo; il forte
re di Chiusi è per lui; Tarquinia, Veja,
Etruria tutta in somma, e Roma tutta;
tranne i consoli, e voi. Questo mio foglio
null’altro importa, che in favor dei nomi
la clemenza del re. Col foglio a un tempo
me date in man del genitore: a rivi
scorrer farete dei congiunti vostri
forse il sangue per or; ma, o tosto, o tardi,
a certa morte il genitor trarrete:
e il re fia ognor Tarquinio poscia in Roma.
Tito Ah! ch’io pur troppo antivedea per tempo
quant’ora ascolto. Al padre io ’l dissi...
Tiberio   A scabro
passo siam noi. Che far si dee? deh! parla...
Tito Grave periglio al genitor sovrasta...
Tiberio E assai piú grave a Roma...
Mamil.   Or via, che vale
il favellar segreto? O fuor di Roma
trar mi vogliate, o di catene avvinto
ritenermivi preso, a tutto io sono
presto omai: ma, se amor vero del padre,
e di Roma vi punge, e di voi stessi;
voi stessi, e il padre in un salvate, e Roma.
Ciò tutto è in voi.
Tito   Come?...
Tiberio   Che speri?...