Mamil. Aggiunti
di propria mano i nomi vostri a questi,
fia salvo il tutto.
Tiberio Oh ciel! la patria, il padre
noi tradirem?...
Mamil. Tradiste e patria e padre,
e l’onor vostro, e i tutelari Numi,
allor che al re legittimo vi osaste
ribellar voi. Ma, se l’impresa a fine
vi avvenía di condurre, un frutto almeno
dal tradimento era per voi raccolto:
or che svanita è affatto, (ancor vel dico)
col piú persister voi trarrete, e invano,
la patria e il padre a fere stragi, e voi.
Tito Ma dimmi; aggiunto ai tanti nomi il nostro,
a che ci mena? a che s’impegnan gli altri?
Mamil. A giuste cose. Ad ascoltar di bocca
propria del re le sue discolpe; a farvi
giudici voi, presente il re, del nuovo
misfatto orribil del suo figlio infame;
a vederlo punito; a ricomporre
sotto men duro freno in lustro e in pace
la patria vostra... Ah! sovra gli altri tutti,
liberatori della patria veri
nomar vi udrete; ove stromenti siate
voi d’amistade infra Tarquinio e Bruto;
nodo, che sol porre or può in salvo Roma.
Tito Certo, a ciò far noi pur potremmo...
Tiberio Ah! pensa...
Chi sa?... Forse altro...
Tito E ch’altro a far ci resta?
Possente troppo è la congiura...
Tiberio Io d’anni
minor ti sono; in sí importante cosa
da te partirmi io non vorrei, né il posso:
troppo ognora ti amai: ma orribil sento