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atto quinto | 209 |
Valer. Oh ciel!... No... mai, nol credereste...
Silenzio universale.
ultimi inscritti, eran Tiberio e Tito.
Popolo I figli tuoi?... Misero padre! Oh giorno
infausto!...
Bruto Oh giorno avventurato, a voi!
Bruto altri figli or non conosce in Roma,
che i cittadini; e piú nol son costoro.
Di versar tutto il sangue mio per Roma
jeri giurai; presto a ciò far son oggi:
e ad ogni costo...
Popolo Ahi sventurato padre!...
Silenzio universale.
Roma intera? — per Bruto ognun tremante
si sta? — Ma a chi piú fero oggi il periglio
sovrasta? il dite: a Bruto, o a Roma? Ognuno
quí vuol pria d’ogni cosa, o voler debbe,
secura far, libera, e grande Roma;
e ad ogni patto il de’. Sovrastan ceppi,
e stragi rie; per Roma il consol trema;
quindi or tremar suoi cittadin non ponno
per un privato padre. I molli affetti,
ed il pianto, (che uscir da roman ciglio
mai nel foro non puote, ove per Roma
non si versi) racchiusi or nel profondo
del cor si stieno i molli affetti, e il pianto. —
Io primo a voi (cosí il destino impera)
dovrò mostrar, qual salda base ed alta
a perpetua cittá dar si convenga. —
V. Alfieri, Tragedie - III. | 14 |