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220 mirra
niega ella il duol; mentre di giorno in giorno

io dal dolor strugger la veggio.
Euric.   A voi
ella è di sangue figlia; a me, d’amore;
ch’io, ben sai, l’educava: ed io men vivo
in lei soltanto; e il quarto lustro è quasi
a mezzo giá, che al seno mio la stringo
ogni dí fra mie braccia... Ed or, fia vero,
che a me, cui tutti i suoi pensier solea,
tutti affidar fin da bambina, or chiusa
a me pure si mostri? E s’io le parlo
del suo dolore, anco a me il niega, e insiste,
e contra me si adira... Ma pur, meco
spesso, malgrado suo, prorompe in pianto.
Cecri Tanta mestizia, in quel cor giovenile,
io da prima credea, che figlia fosse
del dubbio, in cui su la vicina scelta
d’uno sposo ella stavasi. I piú prodi
d’Asia e di Grecia principi possenti,
a gara tutti concorreano in Cipro,
di sua bellezza al grido: e appien per noi
donna di se quanto alla scelta ell’era.
Turbamento non lieve in giovin petto
dovean recare i varj, e ignoti, e tanti
affetti. In questo, ella il valor laudava;
dolci modi, in quello: era di regno
maggiore l’un; con maestá beltade
era nell’altro somma: e qual piaceva
piú agli occhi suoi, forse temea che al padre
piacesse meno. Io, come madre e donna,
so qual battaglia in cor tenero e nuovo
di donzelletta timida destarsi
per tal dubbio dovea. Ma, poiché tolta
ogni contesa ebbe Peréo, di Epíro
l’erede; a cui, per nobiltá, possanza,
valor, beltade, giovinezza, e senno,