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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/378

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372 parere dell’autore

soltanto, affine di non venir egli poi giustamente tacciato da Roma tutta, e massimamente dai tanti orbi parenti degli altri congiurati, di aver commessa un’altra ingiustizia, politicamente peggiore; cioè, d’aver egli accettuati o lasciati eccettuare dall’universale supplizio i soli suoi figli.

Io, per me, crederei al contrario, che Bruto, convinto quasi in suo cuore che i proprj figli non sono che leggermente rei, credendosi nondimeno costretto a lasciargli uccider con gli altri, tanto piú riescano e tragiche e forti e terribili, e ad un tempo stesso compassionevoli, tenere, e disperate le vicende di Bruto: e quindi tanto maggior maraviglia io crederei ch’egli dovesse destare in altrui. Né stimo che si debba prescindere mai da questo assioma, pur troppo verissimo nella esperienza del cuore dell’uomo; che la maraviglia di se è la prima e la principal commozione che un uomo grande dee cagionare in una qualunque moltitudine, per poterla indurre a tentare e ad eseguir nuove cose. Bruto dunque, ancorché ottimo padre e miglior cittadino, sente in se stesso l’assoluta necessitá di commettere con proprio privato danno questa semi-ingiustizia, da cui ne dee ridondare un terribile esempio ai tanti altri non cittadini abbastanza, e quindi la vera vita della comune patria. Egli perciò nel commetterla diviene agli occhi di Roma il piú sublime esempio della umana fermezza. Quale altro soggetto può mai riunire ad un tempo piú terrore, piú maraviglia, e piú compassione?

Ciò ammesso, io credo che questo mio Bruto abbia bensí nel suo carattere alcune e molte delle tinte necessarie per venirne a un tal atto; ma temo pure, che egli non sia, o non paja, padre abbastanza: e molti forse ne sarebbero assai piú commossi, se l’autore l’avesse saputo fare con piú maestria irresoluto nel sentenziare su i figli.

Collatino, attesa la recente uccision della moglie, atteso il suo giusto ed immenso dolore, attesa l’attivitá e il caldo zelo con cui egli seconda l’alte viste di Bruto, e atteso in somma il sagrificio ch’egli fa da principio del suo privato dolore all’utile pubblico, e alla comune vendetta; Collatino, a parer mio, per tutte queste ragioni riesce un cosí degno collega di Bruto nel consolato, che in questa tragedia egli riesce minore di Bruto soltanto.

Valerio, che nelle adunanze parla sempre pel senato, viene a rappresentarci, (per quanto ha saputo l’autore) lo stato di quei patrizj al tempo della espulsion dei Tarquinj.