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382 parere dell’autore

a fine di attestare la nascita di Bruto. Io credo che l’autore ve l’abbia piuttosto voluta introdurre per elezione che non perché necessaria gli fosse; stante che codesta lettera (come si vede in alcune altre moderne tragedie) non viene a raggruppare la tragedia del Bruto, la quale sussister potrebbe senz’essa benissimo. A quel modo stesso, si è voluto nella Merope introdurre quel fermaglio con l’impresa d’Alcide, in mano d’Egisto; ma non credo che il non esservi un tale incidente potrebbe nuocere in nulla all’azione.

Del resto nelle presenti tragedie non vi si vedono mai personaggi messi in ascolto per penetrare gli altrui segreti, dallo scoprimento dei quali dipenda poi in gran parte l’azione. Non vi si vedono personaggi sconosciuti a se stessi o ad altrui, se non quelli che cosí doveano essere per ragioni invincibili, come per esempio in Merope, Egisto a se stesso. Non vi s’introducono né ombre visibili e parlanti, né lampi, né tuoni, né ajuti del cielo; non vi si vedono uccisioni inutili, o minacce di uccisioni non naturali, né necessarie; non vi si vedono in somma né accattate inverisimili agnizioni, né viglietti, né croci, né roghi, né capelli recisi, né spade riconosciute, etc. etc. Non annovererò in somma tutti i mezzucci non adoprati in queste tragedie; e basta (credo) il giá detto, per provare che i mezzi in esse impiegati sono per lo piú diversi assai dagli altrui; e che, o queste tragedie non progrediscono, o che, se pure elle hanno una mossa qualunque per arrivare al lor fine, elle v’arrivano per lo piú per via dei soli semplici e naturali mezzi somministrati dalla cosa stessa. Ma fra tutti i mezzi diversi dalla maniera degli altri, di cui si prevaleva in queste l’autore, i due soli che quasi non dubiterei essergli riusciti migliori degli altrui, ov’egli però abbia saputo adoprarli, sono i due mezzi seguenti. Ne’ suoi primi atti egli non ha mai fatto esporre il soggetto della tragedia da un qualche personaggio attore a un personaggio indifferente e creato soltanto per ascoltare; e molto meno l’esposizione si è fatta tra due personaggi indifferenti; ma sempre si è dato introduzione alla favola col dialogo d’azione, appassionato in quel grado soltanto che può ammettere un principio, ma che non si può mai scompagnare dai personaggi che hanno veramente in core alte ed incalzanti passioni. L’altro mezzo particolare all’autore si è, che ne’ suoi quint’atti, per tutto dove si potea senza punto offendere il verisimile, o la teatrale decenza, egli non ha mai fatto narrare ciò che potea presentarsi