Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/412

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406 nota

l’autografo: cioè un’edizione tormentosamente curata dall’Autore. A p. 45 del vol. I il Milanesi interpunge:

Gomez, compiuti
Mie’ cenni hai tu?
(Filippo, a. V, sc. 4).

Invece l’Alfieri, per indicare il modo vibrato e autoritario con cui il tiranno chiede conto di ordini crudeli e indiscussi, ha posto due punti.

Generalmente, prima della congiunzione e, l’Alfieri mette la virgola. Ma talvolta, quando vuole esprimere concitazione, toglie queste virgole; come anche le toglie nelle successioni di aggettivi che debbono suscitare, pronunziati senza pausa, un effetto comune e complesso. Nel Saul (a. II, sc. 1) Abner si compiace del popolo che ha annullato le speranze dei sacerdoti:

..... quand’ecco, alto concorde
Voler del popolo d’Israello al vento
Spersi ha suoi voti....

Alto concorde debbono consonare vibratamente, senza un attimo di interruzione. Infatti il Didot non ha la virgola, mentre il Milanesi — non cogliendo il valore che l’autore attribuiva a questa soppressione del segno — ce l’ha piattamente ricollocata.

Cosí in Bruto Primo (a. I, sc. 1), nelle straziate parole di Collatino:

Al fero atroce
Mio caso, è vano ogni sollievo.

Anche qui — come in molti altri luoghi per cui si potrebbero ripetere osservazioni dello stesso tono — il Milanesi non trova di meglio che rimettere al suo posto la piú comune delle virgole.

Anche dopo il ma il poeta pone una virgola che isola piú nettamente la sentenza che viene pronunciata dopo la ripresa avversativa. Alcuni esempi:

ma, il fuggir di vita
Reo presso voi fatto mi avria.
(Agide, a. IV, sc. 3).