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atto terzo 37
«È il brando stesso di Saúl, che intomba

«d’Edom la gente.
«Cosí Moáb, Soba cosí sen vanno,
«con l’iniqua Amaléch, disperse in polve:
«Saúl, torrente al rinnovar dell’anno,
«tutto inonda, scompon, schianta, travolve».
Saul Ben questo è grido de’ miei tempi antichi,
che dal sepolcro a gloria or mi richiama.
Vivo, in udirlo, ne’ miei fervidi anni... —
Che dico?... ahi lasso! a me di guerra il grido
si addice omai?... L’ozio, l’oblio, la pace,
chiamano il veglio a se.
David   Pace si canti. —

      «Stanco, assetato, in riva

«del fiumicel natío,
«siede il campion di Dio,
«all’ombra sempre-viva
«del sospirato alloro.
«Sua dolce e cara prole,
«nel porgergli ristoro,
«del suo affanno si duole,
«ma del suo rieder gode;
«e pianger ciascun s’ode
«teneramente,
«soavemente
«sí, che il dir non v’arriva.
      «L’una sua figlia slaccia
«l’elmo folgoreggiante;
«e la consorte amante,
«sottentrando, lo abbraccia:
«l’altra, l’augusta fronte
«dal sudor polveroso
«terge, col puro fonte:
«quale, un nembo odoroso
«di fior sovr’esso spande:
«qual, le man venerande