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146 alceste seconda
voce sul cuor piombavami! tu muori,

o troppo fida Alceste; e per me muori!
Coro Ecco il funesto arcano. Or tutte appieno
d’ambo gli sposi le diverse orrende
smanie intendiamo.
Adméto   Alceste, e tu sorreggi,
pietosa tu, questo mio grave tanto
capo, ognor ricadente, con l’estreme
vitali forze di tua fievol mano? —
Ah, dal feral contatto, in me giá tutto
il furor disperato si ridesta,
e si addoppia. Giá in piè balzo; giá corro
al simulacro di quel Nume ingordo,
che aspetta la tua vittima: lá, voglio,
pria che tu muoja, immolar io me stesso.
Alces. Ogni furor fia vano: i figli, e queste
matrone alte di Fere, e queste fide
ancelle nostre, e Alceste semiviva,
tutti, ostacol possente or quí stiam noi
contra ogni tua spietata mira insana.
Siate voi, figli, ai furíosi moti
del padre, inciampo: attorcigliati statevi
cosí pendenti dai ginocchi suoi.
Adméto Vano ogni inciampo; ogni voler dei Numi,
vano. Signor de’ giorni miei, son io:
io ’l sono, e giuro...
Alces.   Ah! sí; tu giuri, Adméto, †
di viver pe’ tuoi figli; e a me tu il giuri.
Ogni altro irriverente giuro infausto,
cui tu accennar contro al voler dei Numi
ti attentassi empiamente, profferirlo
no nol potria pur mai, s’anco il volesse,
il devoto tuo labro, incatenato
dai Numi stessi. Il vedi: al parlar mio
prestano or forza i soli Dei: trasfusa
in te, per mezzo mio, comandan essi