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34 antonio e cleopatra
no, non bastava a tanto: il rischiarava

sotto un di pace simulato aspetto
la discordia fatal con atra face.
Quei che stringea fra noi nefandi nodi 1
il sangue sol di proscrizioni inique,
esser dovean funesti al mondo intero...
Tu mi vincesti, e ad Azio, ed in Egitto;
ma non pugnasti meco. Ogni Romano,
a seguir Marte avvezzo, avrebbe a sdegno
una turpe vittoria, orribil frutto
della viltade altrui, non del valore.
Augus. Perciò m’è odiosa tal vittoria, e spenta
io ne vorrei perfin la rea memoria.
A me non resti, che l’illustre onore
d’aver renduto il valoroso Antonio
alla sua gloria, a Roma, ed a se stesso.
Lascia, lascia, o signor, coteste sponde;
sono al tuo onor nemiche, e alla tua pace
saran funeste ognora. Ah! ci rivegga,
ci accolga in seno ancor, Roma felice,
entrambo amici, e del suo sangue avari.
Non ti trattenga piú l’infido oggetto,
per cui cessasti un dí d’esser Romano.
Un’ingrata abbandona al suo destino,
poiché d’Antonio indegna...
Anton.   Ah! tu m’offendi,
e, ch’io son vinto, mi rammenti adesso,
se Cleopatra insulti. Io l’amo ancora,
e ciò ti basti; e se non basta, sappi,
che ad onta mia, e ancor che forse indegna
d’un sol sospir pur troppo sia l’infida,
assai piú dell’impero, e della vita,
e dell’onor perfin, io l’amo ancora.


  1. Ed i nefandi nodi, a cui cimento
    il sangue fu...