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36 | antonio e cleopatra |
SCENA SESTA
Augusto, Settimmio.
non ti destano all’ira? e qual dovresti
tu vincitor parlar, poiché nel vinto
tracotanza sí grande ancor s’annida?
Augus. Sia ministro l’amor di mia vendetta;
quell’amor, che di senno Antonio ha scemo;
qual visse, mora quell’insano amante.
Settim. Ma se l’amore a disperata morte
trarre potrá lo sventurato Antonio,
abbada pur, che può, l’istesso amore,
al timor del trionfo aggiunto, trarre
ad un istesso fin Cleopatra ancora.
Augus. L’interessato amor di Cleopatra
fu la mercé de’ fortunati eroi:
non serba amor quell’ambiziosa donna
a un infelice vinto; il sol timore
l’avvince in oggi al reo destin d’Antonio,
ed il timor dai detti miei fia sgombro.
Sará l’infida all’alto mio disegno
fedel ministra; e abbenché mille i mezzi
per dar morte al rivale, in mano io serbi,
si scelga quel che, a lui piú acerbo, e crudo,
di me la gloria non oscuri in parte.
Pera per man della sua iniqua donna
Antonio in oggi; indi Cleopatra istessa
al trionfo serbata, e a morte vile,
n’abbia, dei traditor la giusta pena...
Cosí spenti saranno i miei nemici.
Settim. Ma la regina è accorta, e menzognera.
Augus. Donna s’inganni con donnesche frodi.
Vietò costei, che la regal carriera
compiesser Giulio, e Antonio; io, saggio reso