Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/107

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di vittorio alfieri 79


LXX [xlix].1

In Inghilterra nessuno comprende le sue pene.

Narrar sue pene, ed esser certo almeno
Ch’altri le intenda, e riconosca in esse
La immagin vera di sue angosce istesse,2
4È dolce sfogo al travagliato seno.
Questo conforto (ahi lasso!) a me vien meno
Affatto omai, da che il destin mi elesse
Ad abitar fra queste nebbie spesse,
8Per cui tolto ai Britanni è il ciel sereno.
Del mio signor né il nome pure ei sanno3
Questi gelidi cor, che ogni altro Iddio,
11Ch’oro non sia, per falso o inutil hanno.4
Tutti i sospir dell’amoroso mio
Fero dolor di là dell’Alpi or vanno;
14Ch’ivi almen trovan gente arder5 com’io.


LXXI [c].6

Tornando in Italia.

A tardo passo, al sospirato loco,
Cui solo abbella di mia donna il volto,
Dopo dodici lune ho il piè rivolto;7
4E fortuna a me par piú mite un poco.
Ma, per lo pianger lungo, io son sí fioco,
L’ingegno in nebbia cosí densa è avvolto,


  1. Giunto a Londra verso i primi di gennaio del 1784, l’A. vi si occupò quasi esclusivamente di cavalli, e di essi acquistò buon numero, trovandosi allora ad avere gran quantità di denaro a sua disposizione; in tutto il tempo ch’egli rimase a Londra, e cioè fino all’aprile dell’84, non fece che un solo sonetto (Aut., IV, 12°), quello che qui riferisco e che reca nel ms. la seguente annotazione: «Londra, in piú volte: finito 11 gennaio 1784 tra Richmond e Londra». Mi pare che questo componimento sia singolarmente notevole, perché l’A. non vi si mostra l’anglofilo appassionato dell’Autobiografia e della satira I viaggi.
  2. 2-3. Vi è una eco del passo dantesco (Inf., XXXIII, 56 e seg.):
    .... ed io scorsi
    Per quattro visi il mio aspetto istesso.
  3. 9. Il mio signore è qui, come altrove, l’Amore.
  4. 11. Hanno, considerano, tengono.
  5. 14. Arder, nel significato di ardente.
  6. Nel ms.: «Tra Rochester e Canterbury, 7 aprile [1784]».
  7. 3. Dodici mesi, a partire dal maggio 1783, data della sua dolorosa separazione dalla Contessa (Aut., IV, 10°). Reminiscenza de’ passi tardi e lenti del sonetto petrarchesco Solo e pensoso i piú deserti campi.