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di vittorio alfieri 19


8Sospiri ognora, non l’estiman duolo.1
Che fu poi quando sotto tali spoglie
Sí schietto un cor, cosí sublime un’alma2
11Trovai, discesa dall’eteree soglie?
Oh quanto men di mia terrestre salma
Carco vado, in amar donna che coglie,3
14Pria di virtú, poi di beltà la palma!


XX [xxviii].4

Che dirà quando si troverà alla presenza di Dio.

E s’egli è ver, che allo stellato giro
Libera e sciolta il vol dispieghi ardita
L’alma, e per morte in noi non sia finita
4Ogni gioja, ogni spene, ogni martíro;5
Io, fatto spirto, a nullo6 bene aspiro,
Che a quel ch’io m’ebbi innanzi alla partita;7
La sola vista di beltà infinita,
8A cui bontade ed onestà si uniro.
Là, se il gran Nume a dar ragion mi appella
Del mio terreno oprar, null’altro anelo,
11Che poter dirgli: Io vissi anima ancella8
Di duo begli occhi, e vagheggiai, nol celo,
Di quante festi mai l’opra piú bella:
14Né merto altr’ebbi, che9 l’amor ch’io svelo.


  1. 8. Il lo di questo verso è pleonastico.
  2. 10. Prima, Clelia Tomei-Finamore, pubblicando alcune lettere della Contessa d’Albany (in Rivista abruzzese, 1892, II, 60 segg.), poi il Bertana), nella cit. sua opera intorno all’A., han dimostrato, in maniera ormai indubitabile, che il cuore della Signora non era tanto schietto né l’anima sua cosí sublime. — Per il concetto, confrontinsi questi versi con i segg. di Fulvio Testi:
    Aver d’ebano il ciglio, e d’oro il crine,
    Gli occhi di fuoco, il sen di neve, i labri
    D’animati cinabri,
    Di perle i denti orientali e fine,
    Vostri titoli son; v’amo per loro:
    Per la virtú non v’amo no, v’adoro.
  3. 12-13. Quanto mi è meno grave il peso del mio involucro corporeo!
  4. Anche questo sonetto è del 1778.
  5. 1-4. Se è vero che, dopo questa, a noi sarà concessa una seconda vita. Ricorda il dantesco (Par., IV, 22 segg.):
    Ancor di dubitar ti dà cagione
    Parer tornarsi l’anima alle stelle
    Secondo la sentenza di Platone.
  6. 5. Nullo, nessuno.
  7. 6. Innanzi alla partita; prima della mia partenza da questo mondo; partita nel significato di partenza è frequente negli antichi poeti: fra i tanti, il Petrarca (Rime, CCXXVIII):
    Voi siete or qui, pensate alla partita.
  8. 11. Ancella, schiava.
  9. 14. Che, se non, eccetto.