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rime varie 45


IV.


Nè fia che invan con questi detti inspiri,
O Dea di Sparta sola,
Sdegno nel petto al tuo figliuol novello.
T’intende ei, sì: già più non fa parola:
Fuor de’ sozzi raggiri
Del procelloso aulico turbin fello
Già già si scaglia. Oh bello
Desío di gloria e di verace lode!
Già dalla dolce sposa, a cui di fresca
Pania d’amor lo invesca
Somma beltà cui castità fa prode
(Coppia che raro s’ode),
Si stacca intrepid’egli;
E con gli ultimi baci il pianto sugge.
Tu di morir pria che lasciarlo scegli,
Sposa amante: ma invan; ch’ei già ti sfugge.

V.


Che piangi or tu? Vedi che Gloria il mena
Per raggiante sentiero,
In cui fra’ vostri ei primo impresse ha l’orme.
In atto pria di semplice guerriero
Vedil, s’ei piglia lena;
Se nel difender libertà mai dorme;
Se morti in mille forme
Dal tagliente suo acciar non escon mille:
Vedi inarcar per alta maraviglia
L’American le ciglia,
Ch’uom, non libero nato, in cor scintille
Nutra, da cui sfaville
Di patrio amor cotanto,
Che sì tra lor non n’ha qual più sen crede.
Sposa, deh cangia il lagrimare in canto,1
Che or mal sul ciglio tuo lagrima siede!

VI.


Vedil da sua virtù poi fatto duce,
Come all’ardir prudenza
Accoppia, e ai duci suoi d’età più gravi




  1. Varianti: Sposa, deh! cangia in allegrezza il pianto,