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88 vittorio alfieri


CXXVIII.

Due Gori, un Bianchi, e mezzo un arciprete;
Una Carlotta bella, e cocciutina;
Una gentil Teresa, e un po’ di Nina,
Fan sì ch’io trovo in Siena almen quiete.

Fonte-branda mi trae meglio la sete,
Parmi, che ogni acqua di città latina;
Fama mi dà la stamperia Pazzina,
Le cui bindolerie già poste ha in Lete.

A Camollìa mi godo il polverone;
E in su la Lizza il fresco ventolino:
Al male il ben così compenso pone.

Ma il campo di mie glorie è il saloncino
Dove si fan le belle recitone,
Quasi cantar si udisse il Perellino.

CXXIX.

Amore, Amor; godi, trionfa, e ridi,
Tristo fanciul d’ogni malizia albergo;
Spezzato alfin m’hai di ragion l’usbergo,
E vincitore a tuo piacer mi guidi.

Già da molti anni entro il mio cor ti assidi,
Ove signor, ma amico in un, ti albergo:
Ed or mi assali (ahi traditor!) da tergo?
M’involi l’arme, indi a pugnar mi sfidi?

Tacito patto era tra noi finora,
Che il mio esiglio dai begli occhi sereni
Io soffrirei per molte lune ancora:

Ma tu, vero Signor, patti non tieni
Col tuo minor; troppa clemenzia fora;
E de’ tuoi falli il biasmo ad altri ottieni.