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ATTO TERZO 55

Faccia d’Egisto quì ciò, ch’ei vorria
Ch’altri fesse di se, se Egisto ei fosse.

Agaménnone.

Se Egisto i’ fossi?... In qual ch’io fossi avversa
Disperata fortuna, il piè rivolto 230
Io non avrei mai di Tieste al seggio.
Ch’io non ti presti orecchio, in cor mel grida
Tale una voce, che a pietà lo serra....
Pur, poichè vuoi la mia pietà, nè soglio
Negarla mai, per quanto vaglia il nome, 235
E il mio poter fra’ Greci, adoprar vommi,
Perchè rientri ne’ paterni dritti;
Ma lungi d’Argo intanto va: trarrei
Torbide notti, ed inquieti giorni
A te vicino. Una Città non cape 240
Chi di Tieste nasce, e chi d’Atreo.
Forse di Grecia entro al confin vicini
Noi siam pur troppo ancor.

Egisto.

Tu pur mi scacci?
E che m’apponi?