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100 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1766.] certa cosa, che in età di anni 17 e mesi ch’io allora mi aveva, non mi avrebbero mai lasciato andar solo, m’ingegnai con un Ajo Inglese Cattolico, che guidava un Fiammingo, ed un Olandese a far questo giro, e coi quali era stato già più di un anno nell’Accademia, a vedere s’egli voleva anche incaricarsi di me, e cosi fare il sudetto viaggio noi quattro. Tanto feci in somma, che invogliai anche questi di avermi per compagno, e servitomi poi del mio Cognato per ottenermi dal Re la licenza di partire sotto la condotta del sudetto Ajo Inglese, uomo più che maturo, e di ottimo grido, finsdmente restò fissata la partenza per i primi di Ottobre di quell’anno. E questo fu il primo, c in seguito poi l’uno dei pochi raggiri ch’io abbia intrapresi con sottigliezza, e ostinazione di maneggio, per persuadere quell’Ajo, e il Cognato, e più di tutti lo stitichissimo Curatore. La cosa riuscì, ma in me mi vergognava e irritava moltissimo di tutte le pieghevolezze, e simulazioni, e dissimulazioni che mi conveniva porre in opera per ispuntarla. Il Re, che nel nostro piccolo paese di ogni piccolissima cosa s’ingerisce, non si trovava essere niente propenso ai viaggi de’ suoi nobili; e molto meno poi di un ragazzo uscito allora del guscio.