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108 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1766] que e più anni ch’io sto in Francia ne abbia pieni e foderati gli orecchi, pure egli mi fa ridere ogni volta che ci bado; e massime nella recita teatrale, o camerale, (che qui la recita è perpetua) dove sempre fra questi labbrucci contratti che pajono sempre soffiare su la minestra bollente, campeggia principalmente la parola Nature.

In tal guisa io in Firenze, perdendo il mio tempo, poco vedendo, e nulla imparando, presto tediandomivi, rispronai l’antico nostro Mentore, e si parti il di primo Decembre alla volta di Lucca per Prato e Pistoja. Un giorno in Lucca mi parve un secolo; e subito si riparti per Pisa. E un giorno in Pisa, benché molto mi piacesse il Camposanto, mi parve anche lungo. E subito-, a Livorno. Questa città mi piacque assai e perché somigliava alquanto a Torino, e per via del mare, elemento del quale io non mi saziava mai. II soggiorno nostro vi fu di otto 0 dieci giorni; ed io sempre barbaramente andava balbettando l’Inglese, ed avea chiusi e sordi gli orecchi al ’l’oscano. Esaminando poi la ragione di una si stolta preferenza, ci trovai un falso amor proprio individuale, che a ciò mi spingeva senza ch’io pure me ne avvedessi. Avendo per più di due anni vis-