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212 VITA DI VITTORIO ALFIERI.

[1771] adolescenza essendo in Accademia, come mi pare di aver detto a suo luogo.

Munito in tal guisa di questi possenti scudi contro l’ozio e la noja, (ma invano, poichè sempre ozioso e nojoso altrui e a me stesso rimanevami) partii per la Spagna verso il mezzo Agosto. E per Orleans, Tours, Poitiers, Bordeaux, e Toulouse, attraversata senza occhi la più bella e ridente parte della Francia, entrai in Ispagna per la via di Perpignano; e Barcellona fu la prima città dove mi volli alquanto trattenere da Parigi in poi. In tutto questo lungo tratto di viaggio non facendo per lo più altro che piangere tra me e me soletto in carrozza, ovvero a cavallo, di quando in quando andava pur ripigliando alcun tometto del mio Montaigne, il quale da più di un anno non avea più guardato in viso. Questa lettura spezzata mi andava restituendo un pocolino di senno e di coraggio, ed una qualche consolazione anche me la dava.

Alcuni giorni dopo essere arrivato a Barcellona, siccome i miei cavalli Inglesi erano rimasti in Inghilterra, venduti tutti, fuorchè il bellissimo lasciato in custodia al Marchese Caraccioli; e siccome io senza cavalli non son neppur mezzo, subito comprai due cavalli, di