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EPOCA TERZA. CAP. XII. |
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cui uno d’Andalusia della razza dei Certosini [1771] di Xerez, stupendo animale, castagno d’oro; l’altro un Hacha Cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo. Dacchè era nato sempre avea desiderato cavalli di Spagna, che difficilmente si possono estrarre: onde non mi parea vero di averne due sì belli; e questi mi sollevavano assai più che Montaigne. E su questi io disegnava di fare tutto il mio viaggio di Spagna, dovendo la carrozza andare a corte giornate a passo di mula, stante che posta per le carrozze non v’è stabilita, nè vi potrebbe essere attese le pessime strade di tutto quel regno affricanissimo. Qualche indisposizionuccia avendomi costretto di soggiornare in Barcellona sino ai primi di Novembre, in quel frattempo col mezzo di una Grammatica e Vocabolario Spagnuolo mi era messo da me a legicchiare quella bellissima lingua, che riesce facile a noi Italiani; ed in fatti tanto leggeva il Don Quixote, e bastantemente lo intendeva e gustava: ma in ciò molto mi riusciva di ajuto l’averlo già altre volte letto in Francese.
Postomi in via per Saragozza e Madrid, mi andava a poco a poco avvezzando a quel nuovissimo modo di viaggiare per quei deser-
Alfieri, Vita. Vol. I. |
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