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230 VITA DI VITTORIO ALFIERI.

[1773] to, provvistami in Torino una magnifica casa posta su la piazza bellissima di S. Carlo, e ammobigliatala con lusso e gusto e singolarità, mi posi a far vita di gaudente con gli amici, che allora me ne ritrovai averne a dovizia. Gli antichi miei compagni d’Accademia, e di tutte quelle prime scappataggini di gioventù, furono di nuovo i miei intimi; e tra quelli, forse un dodici e più di persone, stringendoci più assiduamente insieme, venimmo a stabilire una società permanente, con ammissione od esclusiva ad essa per via di voti, e regole, e buffonerie diverse, che poteano forse somigliare, ma non erano però, Libera Muratoreria. Nè di tal società altro fine ci proponevamo, fuorchè divertirci, cenando spesso insieme; (senza però nessunissimo scandalo) e del resto nell’adunanze periodiche settimanali la sera, ragionando o sragionando sovra ogni cosa. Tenevansi queste auguste sessioni in casa mia, perchè era e più bella e più spaziosa di quelle dei compagni, e perchè essendovi io solo si rimanea più liberi. C’era fra questi giovani (che tutti erano ben nati e dei primarj della città) un po’ d’ogni cosa; dei ricchi e dei poveri, dei buoni, dei cattivucci, e degli ottimi, degli ingegnosi, degli sciocchetti, e dei colti: onde da sì fatta mi-