Pagina:Alfieri - Vita, I, Londra, 1804.djvu/286

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EPOCA TERZA. CAP. XV. a85 Nè la Farsetta però, nè la Tragedia, erano le sciocchezze d’uno sciocco; ma un qualche lampo e sale quà e là in tutte due traluceva. Nei non mi posso far animo, e tremo come se avessi fatto una bricconeria; ma è meglio assai di farla, che di scrivere una cattiva tragedia. Non tutti i bricconi tremano; è vero poi, che nè anche tutti i cattivi poeti. Zeusippo, segui tracotante le orme dei poetastri, e se spiacerà la tragedia concludi ad esempio loro, che il Pubblico non ha gusto, non ha discernimento; che giudica per invidia; e che tu sei un eccellente poeta. - Muse, castissime, benché da tanti profanate; biondo Apollo, la di cui cetra è assai miglior della mia; orgoglioso Pegaso, che si sovente inciampi quando sei carico dal soverchio peso d’un cattivo cavalcatore; tu che sì raramente spieghi per noi le tue ale per innalzarti a volo: tutti, tutti v’imploro in queste penosissime circostanze. Affascinate gli occhi e gli orecchi de’spettatori, si che l’infelice Cleopatra appaja loro degna almeno di compassione. - Ma voi, barbare Deità, sorde vi mostrate: io vi abbandono, non fo più ver‘ si; siete troppo ingrate: dirò del male di voi;