Pagina:Alfieri - Vita, I, Londra, 1804.djvu/35

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EPOCA PRIMA. CAP. V. 33


mente quell’individuo, ma mi faceva ardentissimaente desiderare di averio le stesse cose, senza però volerle togliere a lui. E questa credo io, che sia la diramazione delle due Invidie; di cui, luna negli animi rei diventa poi l’odio assoluto contro chi ha il bene; e il desiderio d’impedirglielo, o toglierglielo, anche non lo acquistando per se; l’altra, nei non rei, diventa sotto il nome di emulazione, 0 di gara, tin’inquietissima brama di ottenere quelle cose Stesse in eguale 0 maggior copia dell’altro. Oh quanto è sottile, e invisibile quasi la diffejrenza che passa fra il seme delle nostre virtù e dei nostri vizj!

Io dunque, con questo mio fratello ora ruzzando, ora bisticciando, e cavandone ora dei regalucci, ora dei pugni, mi passava tutta quel# la state assai più divertito del solito, essendolo fin allora stato sempre solo in casa; che non v’è pe’ragazzi maggior fastidio. Un giorno tra gli altri caldissimo, mentre tutti su la nona facevano la siesta, noi due stavamo facendo l’esercizio alla Prussiana, che il mio fratello m’insegnava. Io, nel marciare, in una voltata cado, e batto il capo sopra uno degli alari rimasti per incuria nel camminetto sin dall’inverno precedente. L’alare, per essere tutto scassina-