Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/171

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ottava 149

Dolce era il sorto appena in oriente
     18Raggio del nuovo dì, che già rendea
     Tepida la notturna aria più algente,
E dal succhio de’ fior molle schiudea
     21I vortici olezzanti, onde un leggero
     Vento l'ale di odor carche battea.
Dolce un lungo alla vista ampio sentiero,
     24Che con file di tigli alti compose
     Dei Gallici orti emulator pensiero,
E i rosati al lor pie cespi dispose
     27Di conche in foggia sì, che i grandi eretti
     Tronchi sorgean da inteste urne di rose.
D’ambo i lati apparìan gli spazj eletti
     30Gli odorosi a nudrir germi d’Aprile
     Da vario d’umil siepe ordin ristretti,
E agli spazj aggiungea pompa non vile
     33II pian, che al centro lor lieve crescendo,
     Teatro fea coi pinti fior gentile.
Quattro altre vie la maggior via partendo
     36Gli occhi pascean con archi, e segni scolti
     D’eletti Sposi in sacro nodo ardendo,
Da cui gli spinti ad arte, e in cavo accolti
     39Piombo sgorgavan sotterranei fonti
     In curve iridi, in strisce, in piogge sciolti.
Che ad unir l’acque in un sol rivo pronti
     42Cingean con esso or boschi, or laberinti
     Facili al varco su marmorei ponti.
I sensi dalla bella immagin vinti
     45Trasser verso la meta i piè sì lenti,
     E da torpor sì dolcemente avvinti,
Ch’io tardi penetrai d’erti pungenti
     48Cedri in opaca selva, a cui fra spume
     Rotte il fianco lambìan l’onde correnti,