Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/182

Da Wikisource.
160 visione

381Né perch’io ti sembrai forse ritroso
     A sviluppar dall’anima fedele
     Questo, ond’ella gemea, laccio doglioso.
384Tu contro a me tentar puoi le querele;
     Ch’io dal lato di Dio, che mi diè l’ali,
     Non nacqui, e non potea nascer crudele.
387Ma in lor fermezza irrevocabil tali
     Fùro i decreti della Mente immensa,
     Ch’ei pene avesse al voler sommo eguali,
390Che a me dato non fu sgombrar la densa
     Schiera de’ mali, che per te l’assalse,
     Né scemar parte della doglia intensa.
393Quindi ei, che al segno miserabil salse.
     Ove il conforto ancor diventa affanno,
     Sospirando arse, e pianse indarno, ed alse.
396Ma il suo duol fu del Ciel pia cura, ond’hanno
     L’Anime in troppo lutto afflitte e lasse
     Mercè più larga pel sofferto danno.
399Che dal dolor grande argomento ei trasse
     Qual fosse il pregio tuo, che tanta guerra
     Di tempestosi moti al cor portasse;
402E qual beltade gli ascondea sotterra
     L’invida Morte, e quanto vana impresa
     Era simil trovarne altra più in terra.
405Fra tai pensier, quand’ebbe l’Alma accesa
     Dell’alito divin, di cui vedesti
     Colma l’aura superna in me discesa,
408Rattemprò in un balen gli affetti mesti,
     E coi voti gli offerse al sommo Obbietto,
     Che più durevol calma al sen gli appresti.
411Or più vivo desìo gli ferve in petto,
     Che a riamar l’unico Ben lo invoglia,
     Le acerbe cure a raddolcire eletto;