Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/246

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L’ultime voci tue, risposi, quella
     Mi reser calma, che testé rapimmi
     315Del grande affanno tuo l’immagin fella.
Perdona il pianto all’amor mio. Ma dimmi
     (Se mi è dato esplorar gli arcani ignoti
     318Di Dio, che la tua voce in parte aprimmi)
Com’esser può fra sì contrarj moti,
     Che duolo e gioja in un s’annidi, e insieme
     321Sì avversi affetti in te regnin immoti?
Ch’ove cede un, l’altro ne tragge, e preme
     Qual preda, che tien dietro al laccio, o all’amo?
     324Vien egli forse a confortar l’estreme
Tue pene, e il vedi, chi l’error d’Adamo
     Lavò col sangue? E veder Dio ti lice?
     327Ah! nol veggo, sclamò; l’intendo, e l’amo.
E il mio perfetto amor è la radice,
     Per cui, benché punta da pena intensa,
     330Io son placida almen, se non felice;
Chè non m’oscura più la nube densa,
     Che in terra il mio pensar d’ombre coprìo;
     333Ma la pietà di Lui comprendo immensa,
E al suo voler così consente il mio,
     Che se mi fosse eterno duol prescritto,
     336Io l’amerei, perchè tal piacque a Dio.
Chè fora colpa nel divino Editto
     O torve, o lagrimose erger le ciglia,
     339E in me più alcun non può nascer delitto.
Già tu sai, se col suo cor si consiglia
     Uom nell’opre, che a lui sembran perfette,
     342E in se laude ne desta, e maraviglia,
Che in esse macchia d’error lorda ei mette,
     Togliendo a Dio quel che a lui tutto attiensi
     345Dell’opre onor compiutamente elette;