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:: L'eredità di mia zia 23

venerabile che imponeva rispetto: come uno stemma di nobiltà.

Anche la tinta dell’insieme faceva un bell’effetto: un colore snervato, lustro, come perlaceo, per effetto di tutti quei dossi di cartapecora con qualche interruzione d’oro, e qualche elegante fregio non ancora scancellato; qua e là certe zone nere: i breviari. Dio, che numero enorme dì breviari!

Certi in folio mastodontici, che non stavano nei palchetti, li ho disposti in due o tre pile come sedili: poi ho trovato due quadri di santi, cioè un frate che piangeva disperatamente con certe lacrime grosse come perle. Ecco la conseguenza di pensare ai Novissimi! E una monaca che guardava in su. Li ho collocati sopra i libri con la loro cornice d’oro stinto, e completavano la musica dei colori. Con molta sorpresa trovai un piccolo Petrarca del Cinquecento, che mi pareva, dalle sue sestine, cantare tuttavia una musica provenzale su tutti quei libri.

Io fui soddisfatto dell’opera mia. Ma quanto tempo v’impiegai!

Ogni tanto mi fermavo a leggere e cu-