Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/180

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168 Dialogo Quarto.

Egli m’incresce molto dì non potervi dir tutte le sperienze, ch’egli â pensato a tal fine, acciocchè voi vedeste il più bel tutto, che la gelosia Filosofica abbia giammai posto insieme. Ma voi lo argomenterete facilmente come dagli Obelifchi, e dall’A mfì reatro fi argomenta, che co fa era l’antica Roma. Finite, vi prego, foggiunfe la Marche fa, di farmi Newtoniana. Io veggo bene, che la mia converfione mi fa guadagnare la verità fenza farmi perdere il piacere che io provava nel mio inganno.

Nella itanza ofeura, continuai io, che abbiam Tempre preparata per le noftre fperienze, il tenda orizontalmcnte un filo bianco in faccia alla fmeftra un po’ lungi però da elTa, e per due fori in ella fatti entrino due raggi di Sole, che da due prifmi rifratti fulla muraglia oppofta due colorate immagini dipingano. Ciò fatto, raccomandarfi bifogna al Genio che preliede all’Ottica, e poi dì pazienza armarli, acciochè alla fin quello filo mezzo da’ raggi roflì d’un’immagine fia illuminato, e mezzo da’ violetti dell’altra. Coperta poi la muraglia alla fìneftra oppofta con un panno nero, acciochè i colori, ch’ella fenza ciò rifletterebbe, non turbino l’efperienza, in cui non devono dominare che que’ del filo; fi guardi quello ponendofi innanzi agli occhi un pnfma, la cui pofitura fia, per efempio, tale, che gli oggetti per mezzo di elio guardati pajano più alti che non fono. 11 filo adunque parrà egli pure trafportato in alto dalla rifrazione; ma perchè la metà violetta dee foffriria della rolla maggiore, quella dee