Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/197

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Dialogo Quarto. 185

pensare divide molto più, che un pìcciol braccio di mare.

Quella legge della Natura, comune per altro a tutte le Nazioni, che conofeon Luce, femore* meno, che in altro luogo ricevuta in Italia; don- de fi fono fu fenati i più gran nemici al fittemi Newtoniano, e pare in ciò ferbarli un certo or- dine, che quella gente, cui una volta gl'Italiani trovavano la più difficile a fotcometter colla for- za, ora debba trovar noi i più difficili a fotto- metter colla ragione. Io per contribuire in qual- che modo allo ftabilimento dì quefta legge anco appretto di noi, procurai che fi ripetette la fpe- rienza in un luogo d'Italia affai celebre per gli uomini ch'egli a Tempre fornito alle lettere , ed infieme affai neutro, perchè non vi poteffe elTer fofpetto di parzialità. Un Miniitro di Stato , la Marc he fa dille, non poteva più politica u far di voi per ifcegliere un luogo proprio alla tenuta d'un Congrcffo. Poco mancò, replicai io, che tutta la mia Politica non vi ferviffe a nulla ; im- perciocché tuttoché per la feparazionc de' colori uno de' metodi del medefuno Signor Newton fi praticarle , e la ltanza come una di quelle notti , che gli Amanti defiderano in qualche Elegia ofeu- ra fofse, fi aggiungeva però fempre a' colori ri- fratti dal fecondo prifma, una certa luce traente all'azzurro, irregolare per dir vero ed ideabile , ma che non lafciava efser gl'increduli fenza qual- che feufa. Una tale apparenza dovea inquietarci realmente, e noi non avremmo mai tranquilli dormito i noftri fonni, finché non ne ayeffimo