Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/21

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Dialogo Primo. 9

quelle vostre cose con una certa serietà e franchezza, non dubitando di dire secondo l’opinione del Signor Newton, o più tosto secondo ciò che è, che mi avete fatto nascere un grandissimo desiderio di divenir Newtoniana. Ecco la maniera, soggiuns’io, di propagare ben presto e di metter alla moda il Newtonianismo. Il Pemberton, lo sGravesande, il Dunch, e tanti altri zelanti propagatori di questo Sistema potrebbono intorno a ciò rimettersi a voi. Ma che dirà egli il Signor Pope (mostrandole il libro che io teneva ancora in mano) d’esser così da voi lasciato sul bel principio di una Canzone per una voglia, che v’è venuta, non so perchè, di luce e di colori? Egli non si potrà dolere, rispos’ella, d’esser posposto ad un Filosofo e Filosofo qual è il Signor Newton, e che è finalmente di sua nazione. Non sapete voi, rispos’io sorridendo, che i Poeti si credon sacri, e quando l’estro monta loro al capo, e’ non badan nè a nazion, nè a famiglia, e si stiman più di qualunque Filosofo, avesse ben egli trovato in che cosa consiste l’unione tra l’anima e il corpo? Ringraziamo Iddio, diss’ella, che i Poeti ne’ libri son più discreti.

Io ebbi un bel dire, e un bel servirmi de’ luoghi della insufficienza e della incapacità, che non si sogliono ommettere in sì fatti casi, e che da se stessi in questo s’offrivano a me. La Marchesa volea pure ch’io le facessi vedere, com’ella diceva, il mio quadro Newtoniano. Io la pregai almeno d’aspettar fino alla sera, dicendole che la notte da un tempo in quà era consecrata alle