Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/213

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Dialogo Quinto. 201

arte più confa mata, e del fangue di migliaja d’uomini, confitte a prendere una Piazza, che li dee render forfè dopo due me fi in virtù d’uà Trattato. Ma ritornando alla voi tra fperienza, dico volha, perchè fe ben voi non l’avete ritrovata, di ritrovarla però la neceflìcà per compimento del frftema veduto avete; il nolìro Filofofo non l’abbandonò, finché non l’ebbe variata iti mille maniere. Bifognava impedire alcuno de raggi colorati di pallar per la lenre,affin di vedere fe il bianco dell’imroaginetta circolare da elfo fatta, alterato perciò ne venifle. Fgli adunque or dell’uno impedì il pailaggio, or dell’altro; e il bianco fi rrafmutava in quel colore, che nafeer dovea dalla mtfcolanza di quelli, che paffavano; il qual bianco compariva di nuovo, fe fi lafciavan di nuovo pattar per la lente i raggi intercetti. La mancanza di alcun colore nel!’ fan maginetta circolare, che di pattar s’impedide, elegantemente vedeafi con un prifma all’occhio, da cui ne’ componenti fuoi colori per la di ver fa loro rifrazione era rifolta, perchè laddove fe patta van tutti, e per confeguente ella era bianca; fi vedeva per vìa del prifma di tutti i colori pur tinta a guifa d’Iride; fe alcuno n’era intercetto, quello altresì vedeafi nell’immagine formata dal prifma mancare; Uno a tanto, che non lafciando pattare per la lente, che un folo colore, quello folo era altresì veduto col prifma. Se poi per via de’ denti di un pettine, che li muovere rapidamente in sù, e in giù alla lente, s’intercettavan di mano in mano tutti i colori, l’immaginetta circolare