Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/217

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Dialogo Quinto. 205

che alzi la fchiuma, è pià atta a moftrare, che la mcfcolanza de’ colori produce il bianco. Dopo che la fchiuma è ri po fata un poco, fi veggono filila fuperficie delle bolle ond’eìla è comporta, divertì colori, i quali riguardati in diftanza non fi ponno dillinguer l’un dall’altro, e la fan comparir tutta bianca come l’intatta neve, ovvero come alcune altre migliori cofe, che all’intatta neve per la bianchezza loro fi fogliono paragonare. E quella fperienza oltre al recare allo fpirito una vaga idea, I fopra l’altre il vantaggio di effer faci li Hi ma da efeguirfi.

La Filofofia, dille la Marche fa, è, per quel ch’io veggo, come il giuoco degli Scacchi che io ogn’altra occafione fuorché in quella, mi farei però lecito di chiamare, un’ingegnato pretelle per perder il tempo. Il menomo pezzo nch’uno, e la menoma fperienza nell’altra, è molte volte dì fomma importanza. Una pedina nelle mani di un valente giuocatore può dare fcaccornatto; e un po’ di fchiuma è per un Newton una miniera di ofler v’azioni e di feoperte. La metà del Mondo avanti lui, a avuto fotto gli occhi quelle m edeli me bolle, e quella fchiuma, fenza ne meno averla, per così dir, veduta. Gli Antichi l’avranno mille volte olFervata, e negletta.

Quanto agli Antichi, rifpos’io, i lor’occhi potevan molto meglio giudicar dell’eleganza di una flatua, o d’un Tempio, che dell’importanza d’una fperienza. Seneca aveva notizia di unafpecie di prifma, il quale ricevendo da un lato il lume del Sole, di (piegava all’occhio i colori dell’