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Dialogo Quinto. | 213 |
neceffarie ’per la trafmiflìon de’ colori. Per le analogie poi, o funi li rudi ni, che fono tra le lamine te delle materie, ch’egli à confederato, e le particelle, onde i corpi fon comporti: egli fi viene a provare, che i loro colori da altro non dipendono, che dalla divertita di groffezza, e di dentila, che fi trova nelle particelle loro; onde altre fieno atte a riflettere o traf.uettere i raggi di un colore, ed altre di un’altro. Le Analogie tra quelle due fpecie fon moltiffljie.Così le une, come le altre fono affatto trafparenti; le foghe d’oro, e le particelle di molti altri corpi, traf mettono un colore, e ne riflettono un’altro, nella maniera appunto, che fanno gli anelli della Bolla d’acqua, di cui abbiano parlato. Quelli anelli apparìfeono di vario colore guardati in differenti fuuazioni, e l’iftefso fanno alcune fete, le fot ti li tele dell’iuduitnofo Ragno, e come foave mente cantò il Tafso.
Così piuma talor, che dì gentile
Amorofa Colomba il collo cinge,
Mai non fi feorge a fe ftejfa fonile,
Ma in diverjì colori al Sol fi tìnge;;
Or d’accefi liubin fembra un monile,
Or di verdi Smeraldi il lume finge,
Or infìcme gli mefce, e varia, e vaga
In cento modi i riguardanti appaga.
E non si vede egli con chiarezza, che dal macinar
finamente le polveri, onde li fervono i Pittori,
cioè dall’alici cigliar le loro parti? il color ne vie-