Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/233

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Dialogo Quinto. 221

dalla Luna? Quefìa è una gente, che a Tempre di mira il Cielo, e non fi cura di quefta Terra,.te non, in quanto ella è un Pianeta, ed entra ella pure nei (Ulema celefìe. Per altro poi, che le rughe, le Dame di quello Pianeta non poi e fiero "mutare ogni giorno colore ne’ loro abiti, oche vi follerò gasiti altri inconvenienti, quello a loro poco importa..Ma che à egli a fare in grazia, ditte la Marchefa, quella difpolìzione, che anno i raggi colorati a feparaiii, colle oflervazioni di quella gente, che abbiano a guardarci di mal ocduo peì piacere, che noi prendiamo nella varietà, e che debban trattarci del pari colle rughe? Ella vi a che fare, rifpos’io, molriflìmo, e io non dubito, che voi non ne fiate tollo perfuafafe vi dirò, ch’ella ì che far co’ Cannocchiali, che llponno riguardare, come i loro occhi. Io vi dilli già francamente, che le lenti, delie quali i Cannocchiali fon fatti, unifeono i raggi, che partendoli da un punto cadono fopra di elle, in un’altro punto. Ma la verità ti è, che io vel dilli rifguardando più toilo a ciò, che faria meglio, che face fiero, che a ciò che realmente fanno. In fomir.a, foggi un s’ella, voi m’avete rapprefentato quelle lenti, come le Tragedie apprettò a poco cirapprefenrano gli Eroi, che aman più tolto dinagerfeli, come dovrebhono e He re, che d’imitarli come veramente fono.

Io vi confetto, replicai io, eflervi flato un po’ di Poerico nel dirvi, ch’elle umilerò i raggi in un punto, poiché egli non è così punto, che non Ila veramente un circoletto. Quello circo-