Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/234

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222 Dialogo Quinto.

letto, che fi chiama aberrazione del lume da due cagioni proviene e dalla figura, che fi vuol dare comunemente alle lenti, e da quella di fpofizione, che anno i raggi della luce a fe pararli nel ri franger fi; benché la colpa, che v’à in ciò la figura della lente fia così picciola, che non è da effer paragonata a quella, che v’à la diverfa rifrangibilità; coficchè coloro che di dar cercarono affin di perfezionare i cannocchiali nuove figure alle lenti, che unir doveffero veramente i raggi in un punto, perdettero affatto le loro fpeculazioni. Nel Secol d’oro deferitto da’ Poeti allor quando tra i fiumi feorrenti latte, e le quercie fudanri mele, fi vedeano gli arieti in mezzo a’ prati dì nativa porpora riveìliti, e l’agnello difpiegare al Sole il vivace fcarlatto, pria che la lana imparato avefTe dalle mani dell’Arte a mentir diverfe tinte; egli c da credere, che più difiinta mente farebbonfi ve. duti col cannochiale gli oggetti dalla Natura medefima di puri e bei colori dipinti, allorché il cuore fteffo dell’uomo da più pure paffioni animato, più apertamente fuori traluceva, e l’Amor fofpirava non già per abitudine, nè con arte, e non piangeva, che per piacere. Ma in quello noli ro fecol di ferro, in cui e le pafiioni, e i colori dalla prima loro purità degnerato ànno, qualunque figura abbia la lente % il punto dell’unione de* raggi azzurri o verdi farà fempre diverfo da quello de’ roffi, o gialli, e avravvi per neceflità mai fempre dell’aberrazione; e quel circoletto non vorrà giammai divenire un punto. La qual cofa è molto incomoda agli Ailrouomi, i quali per