Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/238

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226 Dialogo Quinto.

il cui principalmente confitte nel non e (Ter troppo frequenti, e nei recare una fubita e internpcitiva notte, la quale, henchè predetta, ’ed afpettata, non lafcia d’ai ter l’ire quefta bizzarra fpecìe d’animali chiamata uomo delle più forti contradizioni albergo, che di lunghe fperanze, e d’inipetuofe paffioni,. della verità la più evidente,.e de’ più groffolani errori fi nutre, capace di orare più che il fuo-ftaìo non comporta, e di remere più che non è lécito alla fu a ragione.

Ognuno- fi levò di buon’ora i giorni desinati a quello fpettacolo per prepararli all’oderà zmne. Ognllno s’afpettava nel mezzo dell’Rechili di vedete fpenja. affatto la luce del Sole emerger nel feno del più lucido giorno la più cupa, e tenebroia notte. La cofa non andò giàcosì. iieftò intorno intorno alla Luna un’anello lumino fo, il che le fece malamente prendere ad alcuni per anullari, poiché alle volte avviene, cheeffendo il Sole più vicino alla Terra, e la Luna più lontana, che lìa pofiibile, e fuecedendo in quelle circoftanze un’Eccliflì, come chiamano centrale, non può la Luna occultar tutto il Sole, e fopravvanza tutto intorno dagli orli di ella un lumino?fo fileno, che a la fembianza di anello. L’Altronomia aon trovava niente il fuo conto in quefta fpiegazione, che in que’ cali non ave a luogo; e il Mondo non trovava U fuo conto nell’Agronomia da cui fi credeva ingannato, Gli uni mormoravano, e gli altri fi rompevano il capo per tro vaipur la ragione di quell’anello, che fi era fatto vedere al difpetto de’ loro calcoli. Chi ne diede