Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/239

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Dialogo Quinto. 227

la colpa ad una luminofa Atmosfera, che cinge ititorno il Sole, come la noftra aria abbraccia e prende in mezzo la Terra; la quale oscurato il maggior lume, ci fi rendette viabile; chi a quella della Luna, che illuminata effendo nel tempo dell’eccliffi, a guifadi lucido anello apparine. Ma la prima fi trovò per ifventura loro innocente, c la feconda lem brava troppo dubbia, benché abbia creduto taluno di vedervi balenar per entro, per non parere anzi, che la fpiegazion del fenomeno, una prova della loro confternazione.

Io mi lento» difs’ella, aver pietà di qucfti mi feri abbandonati dagli uomini, e dagli Dei per falvar la loro riputazione. Egli è pur vero» che umana ce fa è aver compajjìone degli afflitti. Bifognò in fine, continuai io, ricorrere agii Oracoli Newtoniani, fe fi vollero far tacer le male lingue. Furon quefli come l’ancora della fperanza in così grave fortuna, e in tanta calamità dì cofe. I raggi della luce allor che parlano vicino dell’efiremità di un corpo, s’incurvano, fi piegano verfo il corpo medefìmo, e fi gettano nella Tua ombra. Se fi pone il filo d’un coltello in un raggio di luce nella ftanza ofeura, fi vedono i raggi, che paffano a qualche diftanza da elio incurvarfi, ed avvicinarli alla fchiena di lui. Quella proprietà, che fi chiama diffrazione o in fieftone della luce, il Grimaldi fu il primo ad oflervarla, e pofeia il noftro Filofofo ¥<à illuftrata con molte nuove fperienze, benché fu quella rriateria facendo molto defiderò molto più. 1 raggi del Sole, che yicin pattano degli orli della Luna, devono