Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/28

Da Wikisource.
16 Dialogo Primo.

Auguri si vegliava. Egli mostrò loro dopo tanti secoli ciò, che far doveasi da principio, e cominciò a ricercar la Natura colle osservazioni e colle sperienze, riducendosi a quella ignoranza, che è utile per alcuna cosa in fine sapere.

Io chiamerei volentieri quest’Uomo il Czar Pietro il Grande della Fisica. Tutti e due ebbero che fare con gente appresso a poco del medesimo carattere. Nessun popolo fece mai tanti sforzi per sapere, quanti per non saper mai nulla ne fecero i Moscoviti. Eglino proibivano a’ forestieri di entrare nel loro paese, e a’ sudditi di uscirne, temendo non vi s’introducesse qualche cosa di nuovo. Così a un di presso faceano questi Filosofi, i quali gelosi de’ loro testi, rinunziavan più tosto a qualunque sperienza, e più certa dimostrazion de’ Moderni, che introdurre qualche novità o riforma ne’ loro sistemi. Ma perchè la forza suol sempre più valere appresso gli uomini della ragione, il Czar Pietro venne più presto a capo delle sue intraprese, che non fece il Galileo, il quale fu nel medesimo tempo attraversato da un’altra specie di Filosofi tanto più formidabili, quanto ch’erano anch’essi disprezzatori degli Antichi, il che cominciava già a venire alla moda, che all’opposto di questi dicean cose, delle quali ognuno se ne facea un’idea chiara e distinta, che precisione, & ordine introdussero nello scrivere, tanto meno allora comuni, quanto più son naturali e necessarj, e che con certi moti e con certe figure solamente, ch’essi sapean dare a tempo e secondo le occorrenze a’ corpi, vi promettean di