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328 | saggio sopra la necessità |
obbligati a consumar dietro alle parole, poteano collocarlo nelle cose, o almeno darlo tutto a ben conoscere, a coltivare, ad abbellire la propria lingua, che è il fondamento primo degli studj della eloquenza e della poesia.
Ai Romani convenne, egli è vero, se e’ vollero sentire avanti nelle scienze e in ogni maniera di lettere, apprendere la lingua dei Greci, i quali nel tempo che divennero soggetti di Roma, ne divennero anche i maestri. Ma per quanto avessero per le mani gli esemplari di quelli, e in quelli ponessero ogni loro studio, di comporre in lingua greca non si piccavano punto, sdegnando di scrivere in altra lingua fuorchè nella propria; in quella lingua trionfale e sovrana che dal Campidoglio dettava leggi all’universo.
I moderni all’incontro si trovano costretti di apprendere le varie lingue in cui parlano e scrivono nazioni che hanno tra loro comunione di trattati, di letteratura, di traffici, che non la cedono l’una all’altra nè per ingegno nè per imperio; ed hanno da studiare inoltre la lingua latina e la greca, le quali sono come l’erario di ogni nostro sapere1.
- ↑ In early days, mankind had little else to study but a few maxims of life, or rules of conduct, which from their fewness and simplicity, it was easy both to learn and to practise. When arts and sciences began to spread through a larger circle, as they did in Greece, stil people could learn the whole Encyclopedie in their own langage. And even at Rome, when they set about studing Greek, as it was then a living langage, spoken in a neighbouring country, they could