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170 la divina commedia

     Come ciò sia, se ’l vuoi poter pensare,
dentro raccolto, imagina Siòn
69con questo monte in su la terra stare
     sí, ch’amendue hanno un solo orizzòn
e diversi emisperi; onde la strada
72che mal non seppe carreggiar Fetòn,
     vedrai come a costui convien che vada
da l’un, quando a colui da l’altro fianco,
75se lo ’ntelletto tuo ben chiaro bada».
     «Certo, maestro mio» diss’io «unquanco
non vidi chiaro sí com’io discerno
78lá dove mio ingegno parea manco,
     che ’l mezzo cerchio del moto superno,
che si chiama Equatore in alcun’arte,
81e che sempre riman tra ’l sole e ’l verno,
     per la ragion che di’, quinci si parte
verso settentrion, quanto li Ebrei
84vedevan lui verso la calda parte.
     Ma se a te piace, volontier saprei
quanto avemo ad andar; ché ’l poggio sale
87piú che salir non posson li occhi miei».
     Ed elli a me: «Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
90e quant’uom piú va su, e men fa male.
     Però, quand’ella ti parrá soave
tanto, che su andar ti fia leggero
93com’a seconda giú andar per nave,
     allor sarai al fin d’esto sentiero:
quivi di riposar l’affanno aspetta.
96Piú non rispondo, e questo so per vero».
     E com’elli ebbe sua parola detta,
una voce di presso sonò: «Forse
99che di sedere in pria avrai distretta!»
     Al suon di lei ciascun di noi si torse,
e vedemmo a mancina un gran petrone,
102del qual né io né ei prima s’accorse.