Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/190

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184 la divina commedia

     Ottachero ebbe nome, e ne le fasce
fu meglio assai che Vincislao suo figlio,
102barbuto, cui lussuria e ozio pasce.
     E quel Nasetto che stretto a consiglio
par con colui c’ha sí benigno aspetto,
105morí fuggendo e disfiorando il giglio:
     guardate lá come si batte il petto!
L’altro vedete c’ha fatto a la guancia
108de la sua palma, sospirando, letto.
     Padre e suocero son del mal di Francia;
sanno la vita sua viziata e lorda,
111e quindi viene il duol che sí li lancia.
     Quel che par sí membruto e che s’accorda,
cantando, con colui dal maschio naso,
114d’ogni valor portò cinta la corda;
     e se re dopo lui fosse rimaso
lo giovanetto che retro a lui siede,
117ben andava il valor di vaso in vaso,
     che non si puote dir de l’altre rede;
Iacomo e Federigo hanno i reami;
120del retaggio miglior nessun possiede.
     Rade volte risurge per li rami
l’umana probitate; e questo vuole
123quei che la dá, perché da lui si chiami.
     Anche al Nasuto vanno mie parole
non men ch’a l’altro, Pier, che con lui canta,
126onde Puglia e Provenza giá si dole.
     Tant’è del seme suo minor la pianta,
quanto più che Beatrice e Margherita,
129Costanza di marito ancor si vanta.
     Vedete il re de la semplice vita
seder lá solo, Arrigo d’Inghilterra:
132questi ha ne’ rami suoi migliore uscita.
     Quel che piú basso tra costor s’atterra,
guardando in suso, è Guiglielmo Marchese,
135per cui e Alessandria e la sua guerra
     fa pianger Monferrato e Canavese».