Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/318

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312 la divina commedia

     Sí rade volte, padre, se ne coglie
per triunfare o cesare o poeta,
30colpa e vergogna de l’umane voglie,
     che parturir letizia in su la lieta
delfica deitá dovría la fronda
33peneia, quando alcun di sé asseta.
     Poca favilla gran fiamma seconda:
forse di retro a me con miglior voci
36si pregherá perché Cirra risponda.
     Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
39che quattro cerchi giugne con tre croci,
     con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
42piú a suo modo tempera e suggella.
     Fatto avea di lá mane e di qua sera
tal foce quasi, e tutto era lá bianco
45quello emisperio, e l’altra parte nera,
     quando Beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel sole:
48aquila sí non li s’affisse unquanco.
     E sí come secondo raggio suole
uscir del primo e risalire in suso,
51pur come pellegrin che tornar vuole,
     cosí de l’atto suo, per li occhi infuso
ne l’imagine mia, il mio si fece,
54e fissi li occhi al sole oltre nostr’uso.
     Molto è licito lá, che qui non lece
a le nostre virtú, mercé del loco
57fatto per proprio de l’umana spece.
     Io nol soffersi molto, né sí poco
ch’io nol vedessi sfavillar dintorno,
60com ferro che bogliente esce del foco;
     e di subito parve giorno a giorno
essere aggiunto, come quei che puote
63avesse il ciel d’un altro sole adorno.