Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/324

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318 la divina commedia

     La spera ottava vi dimostra molti
lumi, li quali e nel quale e nel quanto
66notar si posson di diversi volti.
     Se raro e denso ciò facesser tanto,
una sola virtú sarebbe in tutti,
69piú e men distributa e altrettanto.
     Virtú diverse esser convegnon frutti
di principii formali; e quei, fuor ch’uno,
72seguiteríeno a tua ragion distrutti.
     Ancor, se raro fosse di quel bruno
cagion che tu dimandi, od oltre in parte
75fòra di sua materia sí digiuno
     esto pianeta, o sí come comparte
lo grasso e ’l magro un corpo, cosí questo
78nel suo volume cangerebbe carte.
     Se ’l primo fosse, fòra manifesto
ne l’eclissi del sol, per trasparere
81lo lume, come in altro raro ingesto.
     Questo non è: però è da vedere
de l’altro; e s’elli avvien ch’io l’altro cassi,
84falsificato fia lo tuo parere.
     S’elli è che questo raro non trapassi,
esser conviene un termine da onde
87lo suo contrario piú passar non lassi;
     e indi l’altrui raggio si rifonde
cosí come color torna per vetro
90lo qual di retro a sé piombo nasconde.
     Or dirai tu ch’el si dimostra tetro
ivi lo raggio piú che in altre parti,
93per esser lí refratto piú a retro:
     da questa instanza può deliberarti
esperienza, se giá mai la provi,
96ch’esser suol fonte ai rivi di vostr’arti.
     Tre specchi prenderai; e i due rimovi
da te d’un modo, e l’altro, piú rimosso,
99tr’ambo li primi li occhi tuoi ritrovi.