Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/366

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360 la divina commedia

     però ch’andasse ver lo suo diletto
la sposa di colui ch’ad alte grida
33disposò lei col sangue benedetto,
     in sé sicura e anche a lui piú fida,
due principi ordinò in suo favore,
36che quinci e quindi le fosser per guida.
     L’un fu tutto serafico in ardore;
l’altro per sapienza in terra fue
39di cherubica luce uno splendore.
     De l’un dirò, però che d’amendue
si dice l’un pregiando, qual ch’uom prende,
42perch’ad un fine fur l’opere sue.
     Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
45fertile costa d’alto monte pende,
     onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di retro le piange
48per grave giogo Nocera con Gualdo.
     Di questa costa, lá dov’ella frange
piú sua rattezza, nacque al mondo un sole,
51come fa questo tal volta di Gange:
     però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
54ma Oriente, se proprio dir vuole.
     Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
57de la sua gran virtute alcun conforto;
     ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
60la porta del piacer nessun disserra;
     e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
63poscia di dí in dí l’amò piú forte.
     Questa, privata del primo marito,
millecent’anni e piú dispetta e scura
66fino a costui si stette senza invito;