Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/368

Da Wikisource.
362 la divina commedia

     e per trovare a conversione acerba
troppo la gente, per non stare indarno,
105reddissi al frutto de l’italica erba,
     nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
108che le sue membra due anni portarno.
     Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso, a la mercede
111ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
     a’ frati suoi, sí com’a giuste rede,
raccomandò la donna sua piú cara,
114e comandò che l’amassero a fede;
     e del suo grembo l’anima preclara
mover si volse, tornando al suo regno,
117e al suo corpo non volse altra bara.
     Pensa oramai qual fu colui che degno
collega fu a mantener la barca
120di Pietro in alto mar per dritto segno;
     e questo fu il nostro patriarca:
per che, qual segue lui com’el comanda,
123discerner puoi che buone merce carca.
     Ma ’l suo peculio di nova vivanda
è fatto ghiotto, sí ch’esser non puote
126che per diversi salti non si spanda;
     e quanto le sue pecore remote
e vagabonde piú da esso vanno,
129piú tornano a l’ovil di latte vuote.
     Ben son di quelle che temono ’l danno
e stringonsi al pastor; ma son sí poche,
132che le cappe fornisce poco panno.
     Or se le mie parole non son fioche
e se la tua audienza è stata attenta,
135se ciò ch’è detto a la mente rivoche,
     in parte fia la tua voglia contenta:
perché vedrai la pianta onde si scheggia,
138e vedrai il corregger che argomenta
     ‛ U’ ben s’impingua, se non si vaneggia ’».