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Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/90

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CANTO XX

     Di nova pena mi convien far versi
e dar materia al ventesimo canto
3de la prima canzon, ch’è de’ sommersi.
     Io era giá disposto tutto quanto
a riguardar ne lo scoperto fondo,
6che si bagnava d’angoscioso pianto;
     e vidi gente per lo vallon tondo
venir, tacendo e lagrimando, al passo
9che fanno le letane in questo mondo.
     Come ’l viso mi scese in lor piú basso,
mirabilmente apparve esser travolto
12ciascun tra ’l mento e ’l principio del casso;
     ché da le reni era tornato il volto,
e in dietro venir li convenia,
15perché ’l veder dinanzi era lor tolto.
     Forse per forza giá di parlasía
si travolse cosí alcun del tutto;
18ma io nol vidi, né credo che sia.
     Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto
di tua lezione, or pensa per te stesso
21com’io potea tener lo viso asciutto,
     quando la nostra imagine da presso
vidi sí torta, che ’l pianto de li occhi
24le natiche bagnava per lo fesso.
     Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi
del duro scoglio, sí che la mia scorta
27mi disse: «Ancor se’ tu de li altri sciocchi?